Nel 1569 le Chiese Riformate nei Paesi Bassi composero la loro professione di fede in francese, traducendola poi in olandese. Nel 1574 lo scritto fu approvato dal Sinodo di Dordrecht con piccole modifiche e acquistò un’autorità confessionale. Lo scritto influenzò profondamente il secondo Sinodo di Dordrecht (1618-1619) e fu accolto anche in Svizzera, Francia e altrove. A questo secondo Sinodo parteciparono pastori e laici olandesi, oltre a ventotto delegati stranieri dei principali paesi dell’Europa del tempo, tra i quali Giovanni Diodati, facendone così una specie di concilio generale delle chiese riformate. Con i suoi “canoni” il Sinodo di Dordrecht intese rispondere ai cosiddetti Rimostranti, ossia ai seguaci di Jacob Arminius, il quale aveva reintrodotto il pelagianesimo cercando di far posto alla libero arbitrio dell’uomo a fianco della grazia divina. I cinque punti dei esposti dai canoni costituiscono dunque una risposta alle cinque rimostranze sollevate alla dottrina riformata.

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